Visto che il sito AnimeClick ha preso un mio post di alcuni mesi fa riproponendolo proprio oggi al suo pubblico, ne approfitto per aggiungere qui qualche nota a margine. Il post in questione parlava di due anime (Kaiba e Real Drive), che commentavo quasi immediatamente dopo la visione del solo primo episodio. Il tempo passa, di episodî ne ho visti altri, quindi è proprio il caso di aggiungere almeno qualche breve riga correttiva.
Kaiba mi ha soddisfatto. Quasi pienamente, direi. Il problema è che durante i primi episodî, ingannato da quella narrazione fortemente frammentaria tipica di Yūasa, inopinatamente suggestionato anche dalla grafica naïf, e ignorante dei campanelli d’allarme che, sparsi qua e là, avrebbero dovuto mettermi in guardia, ho creduto di trovarmi ad affrontare una cosa dalla forte episodicità ma tutto sommato lineare. Mai nulla di piú errato! Perché se è vero che Kaiba è costruito in maniera ancor piú episodica rispetto a Kemonozume, le parti in cui si divide si succedono costruendo silenziosamente e inavvertitamente un intreccio non solo di tutto rispetto ma anche parecchio intricato, fatto di numerosissimi flashback, indizî sparpagliati e ricuperati a piú riprese, e agganci narrativi mobilissimi. L’attenzione richiesta è notevole, anche perché nel mondo di Kaiba i corpi e le menti continuano incessantemente a scambiarsi, replicarsi e cancellarsi, e chi si ferma (sia personaggi che spettatori) è perduto. Io, lo confesso, mi sono perduto! Ovvero, la mia visione dell’anime è stata sin troppo distratta, ahimé, e diverse, troppe cose le ho perse per strada. E quando me ne sono accorto era un po’ troppo tardi. Spero un giorno (ma quando?) di avere tempo/modo di riprendere tutto quanto & rivederlo, dal primo all’ultimo episodio, con la calma dovuta. Perché di cibo con cui nutrire il cervello, in Kaiba, ce n’è davvero parecchio, e un assaggio solo non può bastare…
Comunque il protagonista non era una femmina, come avevo ipotizzato dopo il primo episodio. Anche se in un mondo dove corpi e menti si scambiano di continuo, forse la distinzione non ha tantissimo senso. Limitiamoci allora a dire che il corpo con cui compare all’inizio è un corpo maschile…
Real Drive: delusione? Non cocente, ma delusione. Almeno fin dove l’ho visto attualmente. Mi sono fermato da qualche parte nei pressi del decimo episodio (su piú di venti), ma la necessità di proseguire non la sento cosí forte, e questo è un sintomo che parla da sé. Detto in breve: uno scenario dalle ottime potenzialità sprecato in un cincischiare episodico (questa volta unicamente episodico, a differenza di Kaiba), lento e dispersivo; un futuro immaginario le cui storie strizzano un po’ troppo l’occhio a questioni internettare odierne (dal calcolo distribuito ai problemi della privacy) che forse possono sorprendere i neofiti ma non i navigatori già navigati: e Real Drive non è certo destinato a chi è digiuno di tecnologia.. Soprattutto, risulta troppo schematico e ingessato il parallelo tra mondo virtuale della rete e mondo delle immersioni subacquee.
Può darsi comunque gli autori abbiano optato una divisione strategica della serie: una prima metà di episodî in larga parte slegati per presentare con calma lo scenario, e una seconda metà con (finalmente!) la storia che si dipana lungo una continuity. Lo stesso schema adottato in Dennō Coil, ad esempio. E casomai non si fosse notato, nella stragrande maggioranza dei casi ho una forte avversione per le cose episodiche: preferisco di gran lunga una storia articolata, dotata di inizio, svolgimento e fine; o progressiva decostruzione dell’intreccio, come va di moda in certi anime… ma che almeno ci sia un qualche sviluppo. Difatti, anche in Dennō Coil ho apprezzato di gran lunga piú la seconda parte che non la prima, che mi ha lasciato piuttosto freddino. Ma questa è un’altra storia e dovrà essere raccontata un’altra volta…
Postilla
10 mercoledì Set 2008
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